Resurrecturis web-zine, 09/2004
Con 'Invisible Front.2005' i Kirlian Camera firmano
uno dei lavori più belli ed ispirati della loro lunga carriera artistica,
lasciandosi alle spalle quell'insostenibile tensione emotiva che aveva
caratterizzato la loro produzione più recente e aprendosi a nuovi orizzonti
musicali, volti alla ricerca di momenti estremamente più distesi, soprattutto
se confrontati con i precedenti 'Still Air' e 'Unidentified Light'. Come
apprenderemo dalle parole di Angelo Bergamini ed Elena Fossi in
quest'intervista, la sensazione di quiete interiore percepita durante
l'ascolto dell'album è il frutto di un'espressione musicale che ha solamente
cambiato forma, assumendo connotati più "morbidi" e armoniosi rispetto al
passato, ma la rabbia, il dolore e l'inquietudine sono le medesime di un
tempo, quelle che da sempre accompagnano i Kirlian Camera nel loro
quotidiano...
Ciao Angelo, ciao Elena. Vorremmo cominciare
complimentandoci con voi per 'Invisible Front.2005', senza dubbio uno
degli album più belli mai scritti dai Kirlian Camera! In quest'ultimo
anno l'uscita sembrava sempre imminente, ma i vostri ammiratori hanno
dovuto attendere a lungo prima di poter finalmente ascoltare questo
lavoro. Quali sono i motivi di un periodo di gestazione così lungo?
Elena>> Intanto grazie per la vostra calda accoglienza! In effetti è
passato un po' dall'uscita di 'Still Air', ma sinceramente non abbiamo
avuto il tempo di rendercene conto. Questo perché il pianeta Kirlian Camera
si è costellato di altri due nuovi satelliti, Stalingrad e Siderartica.
Naturalmente col triplicarsi del lavoro, il tempo ci è scappato di mano.
Senza contare che, nel momento in cui ci stavamo occupando di entrambi i
neo-progetti, abbiamo dovuto fare quattro traslochi. No, non
è il nostro hobby preferito, come qualcuno potrebbe a questo punto pensare!
C'è stata solo un po' di confusione nell'aria in questi ultimi quattro
anni... Ma ora siamo come nuovi, freschi, profumati e... completamente
rincoglioniti!
La sensazione che si avverte ascoltando 'Invisible
Front.2005' è di un'inedita luminosità, come se l'album costituisse
un'apertura verso momenti musicalmente più distesi rispetto alla forte
tensione emotiva che caratterizza la vostra passata produzione. Cos'è
mutato nella vostra sfera personale, tanto da condizionare in modo così
evidente la vostra musica?
Elena>> Purtroppo quella che sembra soavità apparente nasconde
un'esasperazione per certi versi più acuta che non in passato. Penso che
le persone come noi abbiano questa sfortuna nella vita: con il passare
degli anni la rabbia giovanile che di solito svanisce, si trasforma invece
in un profondo, reale, concreto sconforto, ma, sfiga assai maggiore, ti
viene voglia di combattere con più accanimento di prima ed ogni punta di
male ti stuzzica il cuore come il trapano del dentista. Diciamo però che,
se i testi sono drammaticamente pieni di rabbia, dolore e inquietudine, è
altrettanto vero che la forma musicale è più distesa e armonica. E forse è
proprio questo il paradosso: volevamo fare qualcosa che ci facesse respirare,
qualcosa che noi per primi avremmo voluto ascoltare, che ci distendesse il
cuore, pur tuttavia conservando nelle nostre anime la forza di cui abbiamo
bisogno per dare un continuo ai nostri sogni. Volevamo che questo album
avesse le sembianze di una rosa, spine incluse (e che come essa pungesse
chi non ha grazia nel toccarlo!).
Qual è la vostra personale interpretazione del
titolo? E' possibile intravedere in esso una tensione verso un futuro
imminente?
Elena>> Questo album incarna la possibilità di un viaggio senza ritorno,
verso un luogo dove lo spazio dimensionale diventa mera illusione dei
terrestri. Il punto di non ritorno è tratteggiato da una linea immaginaria
(quindi a cavallo tra la dimensione e la non dimensione), che determina
la fine della natura dell'uomo e la speranza di un nuovo inizio di
esistenza, dove verrebbe meno il confine tra scienza e follia.
Metaforicamente rispecchia un viaggio verso il raggiungimento della
parte più alta e nobile di noi stessi, privato delle abitudini e della
quotidianità che scaldano il cuore degli ignoranti e nutrito invece di
onore e lealtà, soprattutto verso noi stessi. E' un viaggio alla scoperta
della verità, senza la quale non ci può essere nessuna vittoria da
parte degli umani. Così, diventa una sorta di offerta per i più arditi,
di affrontare una strada mai fatta prima, con l'intento ultimo di scoprire
se il fronte invisibile può essere realmente varcato.
Angelo, i tuoi interventi cantati sono decisamente
più numerosi e la tua interpretazione è la più matura e "musicale" che tu
abbia mai offerto. Quando hai sentito il desiderio di partecipare in
maniera più attiva alle parti vocali?
Angelo>> Non avevo in programma tale cosa, a dire la verità. E' stata
Elena ad insistere. La sua vicinanza mi ha un po' condizionato positivamente
intonandomi un poco la voce involontariamente che, se prima era scandalosa,
ora è un po' più digeribile.
La voce di Elena pare essersi perfettamente "adeguata"
ad uno stile tipicamente Kirlian Camera, molto più di quanto era successo
per 'Unidentified Light' e 'Still Air'. E' stato un processo di adattamento
assolutamente inconscio o, al contrario, lo avete ricercato?
Angelo>> Le ho lasciato carta bianca, mentre prima non la lasciavo "decollare",
per via del tipo di composizioni su cui doveva cantare... ma credo possa
spiegare meglio lei...
Elena>> In realtà io amo i dischi da te citati, soprattutto 'Still Air',
ma devo ammettere che all'epoca non ci conoscevamo bene e non ho potuto
assistere allo sviluppo dei brani in questione, così il mio maggiore
lavoro è stato quello di interpretarli, cercando di capire il modo più
consono per farlo. Inoltre erano brani molto incentrati sull'apparato
musicale, dove era giusto che la voce non fosse usata come protagonista,
ma semplicemente legasse bene con gli strumenti al fine di raggiungere
una particolare struttura atmosferica. In 'Invisible Front' ho potuto
seguire ogni attimo compositivo e cantare melodie su cui avevamo lavorato
insieme. E poi mi sono permessa di usare la "mia" voce!
Come Elena, le figure femminili che in passato
hanno accompagnato Angelo si distinguono per il loro carattere e la
forte personalità. Cosa pensate del ruolo stereotipato che la donna
assume in certi ambiti musicali, dove la sua figura è associata unicamente
alla dolcezza e ad un'immagine "ammiccante"?
Angelo>> Se una donna è bella in qualche modo... allora può fare anche
film "hard" che non trovo sia un problema, perché non vi sarà mai nulla
di volgare, dato che non trovo il concetto di "erotismo" cosa grezza o
rozza, anzi... Il problema può derivare dal fatto che molte donne non
sono belle veramente e non sanno offrire nulla di sensuale. Troppe facce
da culo, ignoranti, fastidiose... paiono vongole in mutande col microfono
per starnazzare come oche. Il fatto è che alcune credono di essere
affascinanti e meravigliose, così... ci credono anche gli uomini, AH,
AH, AH!!!
Elena>> Non penso assolutamente niente, se mi piace la canzone, e se
l'operazione non è troppo... imbarazzante.
In questo lavoro più che mai si percepisce fortemente
presente la componente femminile: dall'immagine di copertina,
all'introduzione di 'Nefertiti One', fino alla frase di chiusura del
booklet (Where men cannot live). Volete parlarci di quest'aspetto?
Elena>> La bellezza è la protagonista indiscussa del nostro metafisico
scenario, relazionata nel disco ad un forte senso di disperazione, di
solitudine, di perdita. Bellezza, quindi, come sensibilità superiore
pronta a sacrificare sé stessa pur di non avvicinarsi allo squallore,
pur di non esserne in nessuna misura intaccata. In questo modo ha preso
forma il nudo femminile della copertina, adatto secondo noi ad incarnare
il fascino e la sensualità del sacrificio dedicato a qualcosa in cui è
giusto credere. Anche l'idea di Nefertiti, la regina egizia venerata
come una dea attraverso i secoli per la sua forte bellezza e il suo
irresistibile fascino, ci è sembrata appropriata. Inoltre abbiamo voluto
sottolineare la stretta relazione tra bellezza e spiritualità. Non è un
caso che in 'Nefertiti One' il cadavere femminile abbia 33 anni alla sua
morte.
'K-Pax' è un brano dalla struttura decisamente
complessa che pare discostarsi dai canoni compositivi tipici dei Kirlian
Camera. Cosa vi ha ispirato per la composizione di questa bellissima
canzone?
Angelo>> Il titolo deriva da un film che ha solo vagamente ispirato
l'operazione, che si intitola appunto 'K-PAX'. Parla di un presunto
alieno che una volta sceso sulla terra finisce in manicomio. Non è
geniale, come lavoro, ma riesce comunque a dare un senso di dramma
universale. La mancanza di speranza segna per la prima volta un lavoro
di KC, lavoro all'insegna di un futuro possibile solo "altrove" od oltre
la vita terrena, dove la morte viene vista come un possibile intreccio di
luoghi - alcuni terribili ed altri no - in cui avvengono sogni inconsueti
nel reale "biologico". In più, appaiono alcune considerazioni sulle "zone
morte del cielo", aree realmente spaventose per tutti quelli che non
imparano a rispettarle: anche qui, comunque, esiste una connessione col
concetto di "aldilà", in qualche modo. Molti hanno detto che questo disco
è spesso "sognante" e io non voglio contestare in pieno questa visione,
ma potrei anche dire che la mia opinione è quasi opposta: questo disco
parla forse di un sogno, ma si tratta di un sogno molto, molto inquietante.
Tanto inquietante che lo si porta dentro dopo il risveglio, segnale che
forse sogno non è. Nascosta tra i suoni di 'K-PAX' e di tutto il disco
c'è la consapevolezza di un... dolore annunciato, che pare a volte troppo
grande da sopportare.
Il testo di 'Kobna Dob' è in serbo, per quale
motivo avete scelto di scrivere un testo in questa lingua? Cosa vi lega
alla Serbia e alla sua cultura?
Angelo>> Abbiamo alcuni amici, o meglio "conoscenti" là, con cui a volte
scambiamo pareri su vari argomenti. Quel luogo è spaventosamente "umano",
con tutto lo schifo che ne deriva per quei pochi intelligenti che lo
abitano, come al solito ovunque... ma questo schifo fa nascere reazioni,
a volte... che sono positive, che rifiutano logiche dissennate. Le razze
possono scambiarsi le proprie culture, abituarsi al rispetto reciproco,
ma non credo siano ancora pronte a coabitare forzatamente come qualche
delirante facilone vorrebbe. Sarebbe splendido, ma non è realtà e non
credo la sarà presto. La ex-Yugoslavia in generale è un ottimo specchio
del pianeta, la risposta negativa a speranze troppo accentuate ed
irresponsabili. La cosa importante è "non invadersi", fino che, ripeto,
le culture reciproche saranno volentieri rispettate ed apprezzate, ma
ora l'unica cosa che queste coabitazioni offrono è... la morte. Non
accetto di essere considerato razzista, perché i razzisti sono quelli
che odiano "alla base" le altre culture e io... odio loro, ma non mi
rimangio quello che ho detto.
La versione limitata di 'Invisible Front.2005'
contiene un bonus cd interamente dedicato al brano 'Days to come', quale
significato speciale ha per voi questa canzone, tanto da decidere di
inserirla separatamente rispetto all'album?
Angelo>> E' un brano che ho molto amato, scritto nel 1999 per 'Unidentified
Light', ma che Emilia e Barbara, al tempo, mi avevano bocciato e che io
non avevo bene arrangiato, facendone una versione molto ibrida, apparsa
poi sulla compilation 'Audacia Imperat!', disco edito in pochissime copie
e quindi ristampato quest'anno. Volevo la si ricantasse e volevo che
la musica fosse finalmente più adeguata ai miei/nostri sentimenti, così
l'ho fatta ascoltare ad Elena e, per quanto mi riguarda, ora quel pezzo
è uno dei miei preferiti in assoluto tra quelli scritti nel tempo. Volevamo
apparisse a parte, perché la scaletta dell'album era già stata fatta e
funzionava bene così, per noi, senza aggiunte, quindi abbiamo spedito
il pezzo a Trisol e abbiamo chiesto di regalarlo al pubblico, nelle
prime 2000 copie. L'etichetta si è fortunatamente mostrata entusiasta
e ha accettato la proposta. Trovo sia inutile fare un'ora di suoni di
merda per fare vedere che regali due album al prezzo di uno... Noi abbiamo
preferito assecondare i sentimenti veri e dare cinque minuti di musica
che non è assolutamente di secondo piano rispetto all'album, poi... se
a qualcuno non piacciono i Kirlian Camera, beh, a quel punto non amerà
niente delle due cose, quindi... che si tolga dai coglioni, che noi
abbiamo da fare!
Com'è nata la collaborazione con Lloyd James dei
Naevus e con Jarboe?
Angelo>> Lloyd aveva già fatto una versione - da noi molto apprezzata -
di 'After Winter' di KC, quindi, dopo averlo conosciuto ed avere realizzato
che si trattava di una persona non comunemente educata e gentile, dotata
di un bel timbro vocale e di ottima dizione inglese, lo abbiamo
ri-contattato, chiedendogli cosa ne pensasse di collaborare...
e la cosa è avvenuta in un clima davvero intenso e "sentito". Riguardo a
Jarboe, posso dire che non la conosco molto, se non per i dischi solisti
e con Swans, che a me piacciono molto. Diciamo che è stata una collaborazione
"naturale", dalla quale è nato anche un altro brano, che uscirà in
versione re-mix più tardi, sul prossimo album.
Ascoltando 'Invisible Front.2005' l'impressione è
quella di un album in grado di valicare i confini musicali entro i quali
i Kirlian Camera sono comunemente inseriti. A lavoro ultimato, avete mai
pensato all'eventualità che l'album possa essere apprezzato da un pubblico
più vasto di quello che solitamente vi segue?
Angelo>> Sì, sicuramente... e me ne sono sorpreso, perché non era cosa
intenzionale, dato che l'unica intenzione era quella di raggiungere il
massimo livello delle nostre possibilità per quanto riguardava cuore,
dedizione e ricerca. Ma temo che questo disco, nonostante la buona promozione
fatta da Trisol, venderà solo poco di più di un album dei Kirlian Camera
del passato tipo 'Eclipse' o 'Todesengel', perché il nostro "giro" non
sempre è molto adeguato a KC e viceversa. Ci muoviamo infatti in un ambito
molto più consono a Sopor Aeternus, L'Ame Immortelle e Christian Death,
gruppi contro i quali non ho nulla da dire, ci mancherebbe, ma che suonano
milioni di anni luce diversi da noi. KC si muove in una "zona di confine"
da sempre e questo... non paga più di tanto. Non ci lamentiamo delle vendite,
peraltro più che decenti, ma sappiamo che alcuni dei nostri lavori sono un
po' "sacrificati", nonostante tutto... Poi, c'è anche il discorso "politico",
che ci ha sabotati non poco, in base a stupide illazioni fatte circolare
da individui a noi molto ostili, che si sono avvalsi dell'aiuto di formazioni
politiche molto potenti e molto "sprovvedute", per non dire... altro.
In base all'esperienza più che ventennale dei Kirlian
Camera all'interno dell'ambiente discografico, qual è la vostra opinione
riguardo alla possibilità per un gruppo "di nicchia" di approdare ad una
major? Credete possa costituire un reale vantaggio o piuttosto un traguardo
illusorio?
Angelo>> E' un vantaggio per chi crea contatti con produttori molto
potenti che si mettono in testa di ricercare un gruppo adatto su cui
lavorare a livello di massa, un gruppo senza troppe qualità, facilmente
gestibile e manovrabile ed armato di sete di esposizione. La cosa
migliore è forse dedicarsi all'autoproduzione, se si è in grado di
creare musica di vero buon livello, magari facendosi distribuire da
grossi nomi e, al contempo, vendendo i propri prodotti ai concerti
ed in Rete. A volte paga di più vendere 1000 dischi che 100.000... poi,
se riesci a toccare i 10.000 da solo o anche a superarli... puoi tentare
di vivere, se non ci sono troppi "cecchini" in giro, AH, AH, AH!!!
Un'ultima domanda... Kirlian Camera e palcoscenico:
come vivete questo rapporto?
Elena>> Se un giorno ci faranno suonare te lo dirò!!!
Grazie Elena ed Angelo per il tempo che ci avete
dedicato... lo spazio è vostro per concludere l'intervista come meglio
preferite...
Elena>> Non vi chiederò di comprare in massa svariate copie di 'Invisible
Front.2005', ma di seguire con attenzione l'evoluzione/involuzione del
mondo. C'è molto da esaminare... E se un giorno, guardando il cielo,
vedeste cadere qualcosa verso di voi, non è necessariamente detto che
sia cacca di piccione...
Roberto e Laura
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