Marble Moon #7, 04/1995
Fotografare la realtà
Magenta, lo sanno anche le pietre, è un luogo
dove una volta si battagliava di brutto in nome di una causa comune. La
sera del 18/2/95 la cittadina alle porte di Milano è stata teatro
di un concerto intenso ed emozionante allo stesso tempo, caldo e provocatorio,
in cui i Kirlian Camera hanno dato grossa dimostrazione di essere una band
coi fiocchi, degna del valore che la critica internazionale gli ha tributato.
L'intervista si commenta da sola, ognuno può trarre le proprie
conclusioni. Noi possiamo dire di aver approfondito la conoscenza di tre
personaggi che raccolgono il frutto di un lavoro cominciato anni fa e che
sembra perdersi nella notte dei tempi. Il silenzioso e sorridente Simone,
mente dei T.A.C. e di altri progetti paralleli nonché grafico di
innate capacità, la simpatica e loquace Emilia, a volte presa più
dalla psichiatria che studia all'Università, fine tessitrice di brani
e testi e poi lui, il guru della situazione, Angelo Bergamini, apparentemente
con la testa fra le nuvole e perennemente stanco ma lucido e riflessivo
sulle cose della musica. Angelo sa molto di questo ambiente e me lo hanno
dimostrato le decine di ragazzi che lo hanno raggiunto nel backstage dopo
il concerto per consigli e suggerimenti. E' una sorta di santone (per
carità, nessuna accezione negativa!) che dispensa la sua saggezza ma
non te lo fa mai pesare. Guai a fargli credere che è così,
però, si arrabbierebbe di sicuro!
Come è iniziato il '95 per te e per i Kirlian?
Sei sempre affaticato e alla ricerca di un po' di riposo?
Sì, sono molto affaticato e stressato e per giunta in cura presso
due psichiatri, uno a Pisa ed uno a Parma. Sono pieno di farmaci ed un po'
stufo di tutte le 'public relations' che devo, purtroppo, fare ogni giorno.
Intendiamoci, non sono stufo della musica che faccio ma, ad esempio, se penso
alla prossima e lunga tournée mi sento già stanco. Meno male
che c'è il pubblico che tira un po' su, altrimenti...
Vuoi spiegarci definitivamente come è questa
storia con Discordia? Avete firmato per loro o restate, in un certo senso,
'indipendenti'?
La verità è che non siamo 'indie' del tutto. Abbiamo firmato
con Discordia un'esclusiva per tre anni, siamo cioé 'proprietà'
dell'etichetta tedesca per un triennio dopodiché torneremo ad essere
Heaven's Gate, un po' come la comproprietà dei calciatori. Ci
lasciano liberi di fare la musica che vogliamo, senza interferire, e questo
è già una tranquillità: ad esempio, per il nostro ultimo
CD ci hanno dato piena fiducia ed abbiamo fatto ascoltare loro il lavoro
finito solo poco prima che andasse in stampa, il che è segno di buoni
rapporti, no?
Dicci un motivo fondamentale per il quale, all'epoca,
avete detto no alla Hyperium.
Mah, avevo sentito cose poco lusinghiere su di loro e questo mi ha lasciato
un po' freddo. Inoltre non mi piace la loro grafica, copertine troppo uguali
tra loro, deja-vu... Nonostante ciò gli ho proposto una
band in cui suona Mauro Montacchini, gli Oceania, e sembra siano molto
interessati a produrre qualcosa del mio amico e collaboratore.
La musica vi permette di vivere dignitosamente o
dovete fare altro? E' una passione che vi permette di vivere?
Sì, ci viviamo, anche se Emilia continua a studiare e tra poco si
laureerà in Medicina. Però non son tutte rose e fiori visto
che curiamo tutto noi, spesso i contatti li abbiamo noi direttamente e questo
mi fa pensare che prima o poi crollerò. Mi sembra di impazzire con
le etichette, il management, gli studi... Più contatti hai e più
ti stanchi e più muori. Una vera allucinazione!
Quanto c'è di business e quanto di originalità
nella scena odierna? Voglio dire, perché la Germania è diventata
l'Inghilterra degli anni novanta?
La Germania è uno scarico di detriti inglesi, senza dubbio. Basti
pensare ai tanti cloni che ci sono e che nelle interviste tutto affermano
fuorché di essere stati influenzati dai gruppi a cui assomigliano
spudoratamente. Sembra di sentire tanti Sisters Of Mercy o John Foxx, bands
che tra l'altro ascolto volentieri... Gli originali, naturalmente. Di positivo
c'è che l'ondata continua ed i gruppi possono crescere anche
artisticamente, il buon 20% fa belle cose ma il rimanente 80% è
davvero inascoltabile.
Dall'estero tutti mi chiedono perché fate le
tournée oltre i confini italiani e non Italia?
E' vero, la nostra musica è molto seguita all'estero più che
in Italia ma è da 21 anni che suono e la situazione italiana non mi
sembra cambiata granché: i media si disinteressano e si spostano
sempre più sui generi di moda, ci sono troppi giornali tendenti
all'heavy metal e anche techno. I soliti Rockerilla e Rumore non fanno poi
molto per questa nuova scena ed anzi ti confesso che quando uno di questi
mensili pubblicò la recensione di uno dei nostri ultimi album, mi
stupii di leggere note positive. Reputo che oggi le fanzines, con il loro
tam-tam di notizie, facciano ancora tantissimo e meritano tutto
il rispetto possibile, anche se questo non potrà cambiare la
situazione concertistica.
Lo sai che diversi gruppi italiani sono in contatto
con i Death In June? Seconto te è un modo per darsi delle arie e
farsi un 'curriculum'?
Questo non te lo so dire. Con Douglas, che abbiamo ringraziato una volta
e basta, avevamo un discreto rapporto epistolare ma col tempo è
tutto un po' scemato. Ti dico però che Douglas non accetta facilmente
questo 'plagiarismo' e se un gruppo italiano dovesse fare una cover dei
Death In June è meglio che lo chieda prima a lui, sai è
abbastanza irascibile.
Cosa pensi dell'attuale momento della band di Douglas
Pierce? E', secondo te, in fase calante o è pur sempre un grande?
Restano grandi anche se pubblicare dei 45 giri così costosi, ad
esempio, è allo stesso tempo un po' uno sfruttamento ma certo anche
un modo per sopravvivere. Non condivido affatto ciò che sta succedendo
ai Current 93: troppe edizioni degli stessi pezzi, etichette diverse, starci
dietro è impossibile, direi eccessivo, si comincia a perdere l'estro
'artistico' e si pensa ad altro...
Abbiamo, secondo voi, una scena matura e valida in
Italia?
La scena in Italia è abbastanza viva, c'è una nuova onda
gotica ed elettronica che promette bene, mi sembra un po' come quella del
77-80. Sento un po' tutti i gruppi, il più possibile
e molte cose mi piacciono.
A chi è diretta la vostra musica al di là
del pubblico che viene ai concerti?
A quelle persone che stanno male, a casa, di notte, che si sentono abbandonate.
Vorremmo entrare nelle case di chi sta male, capirli, parlarci, non siamo
certo l'assistenza pubblica ma almeno siamo capaci di capire chi non si
sente a proprio agio in questo mondo.
Non posso che apprezzare ogni vostro CD anche per la
grafica. Trovo che l'uso che fate dei simboli 'cimiteriali' e funerei sia
bellissimo mentre tanti altri gruppi, pseudo gotici, usano tali immagini a
sproposito. Come scegliete queste foto?
Le scegliamo insieme così come insieme andiamo per cimiteri a
scattarne, soprattutto fuori Parma. Le più belle, per esempio, le
abbiamo fatte a Milano e a Vienna, una città che adoro e che visito
spesso: dall'80 in poi quasi ogni anno ho fatto la mia brava visita in
Austria!
Dalla vostra biografia emerge il periodo in cui avete
lavorato con John Fryer. Cosa ricordi di quegli anni e come lo avete
conosciuto?
Ricordo un buon periodo in generale, un po' con tutti, quelli del giro This
Mortal Coil e con John soprattutto. E' bello lavorare con lui, è un
buon programmatore di macchine elettroniche, anche vecchie, e dà
fiducia al musicista. Nel caso nostro fu un po' un caso perché eravamo
'destinati' a Conny Plank ma, come saprete, morì e noi rimanemmo
senza produttore.
Che impressione ti fa ricordare la prima volta che hai
preso uno strumento musicale in mano? Eri buffo, convinto di fare bene,
deluso, felice... Come iniziò, poi, tutto quanto?
Era molto buffo, ho suonato una chitarra per modo di dire. Non riuscivo a
suonare, avevo il rigetto per l'apprendimento e pensavo che non sarei
mai stato un ottimo musicista...
Cosa ti resta dentro, oggi, dei Joy Division?
Li ascoltiamo tutti molto, per noi sono una 'fissazione', sul nuovo disco
c'è una versione di The Eternal... Anche gli Swans ci fanno
impazzire poi via via tutti gli altri, da Ultravox a Sparks, dai Metro ai
Krisma, insomma un po' di tutto.
Quando due anni fa fu pubblicata la tua prima e
purtroppo breve intervista sull'allora Dusk Memories a molti restò
impresso l'episodio dell'ospedale psichiatrico: vuoi dirci cosa ricordi di
quel periodo?
E' un periodo nero della mia vita, una cosa vera che è successa dal
'75 all'80 e sta, purtroppo, succedendo ancora. Da un anno sono in cura ed
ho conosciuto gente di tutti i tipi. E' incredibile, è difficile
descrivere le cose che ho visto. Ecco, la musica non esprime tutto, "Solaris"
(il nuovo doppio CD, ndr) esprime un po' questa condizione ma non dà,
forse, un'idea completa del problema. Conosciamo gente che sta male e ti
dico, senza boria, che forse la musica può essere una terapia,
può agire sulle persone malate. A livello musicale sono allucinato
e penso che presto comincerò ad orientarmi verso la condizione di
'de-realizzazione', il contrario cioé del realizzarsi...
Quali sono i dischi dei Kirlian che preferisci?
Mi piacciono tutti quelli dal '91 in poi, quelli di prima non li sopporto
più. Ho fatto un po' di tutto, dal pop al dark, dallo sperimentale
alla canzone, ma ora i Kirlian Camera sono un'altra cosa... Paranoia, morte,
angoscia, attacchi di panico, solitudine e 150' di follia: è questo
il nostro nuovo disco!
Quale corrente sceglieresti tra Espressionismo e
Decadentismo?
L'Espressionismo è forse più di casa, è una corrente
più acuminata e puntiforme. Sono un romantico e voglio equilibrio,
sarei solo nuvolette e angeli, magari... il Decadentismo è forse un
po' più borghese, no?
Come stanno andando le nuove composizioni? Ascolteremo
presto qualcosa di nuovo dei Kirlian?
Dopo "Solaris" faremo altre cose e ci saranno sorprese anche nella formazione:
Ivano Bizzi, ex PFM, alle tastiere ci sta già dando una mano così
come Ronko dei Bel Am che farà qualcosa con noi. L'unico nuovo membro
effettivo, comunque, è solo Nancy Appiah: percussioni, tastiere e
seconda voce.
Come è nato il live show dei Kirlian? Quali
sono le motivazioni che vi spingono ad usare certi effetti scenici?
Non abbiamo nessun live show e non ci siamo mai posti problemi nell'improntare
uno spettacolo dal vivo. Stasera, ad esempio, proietteremo un cortometraggio
di Leni Riefenstahl, la regista tedesca che ha fatto anche "Olimpia",
ispirato ai giochi olimpici. E' una propaganda nazista, con immagini di
Hitler, e la proietteremo anche se sappiamo quale può essere la
reazione del pubblico. Quello che ci sforziamo di trasmettere è il
concetto che è la musica a commentare le immagini e non viceversa, e
proiettare un tale filmato non significa certo essere nazisti... In passato,
per esempio, abbiamo proiettato immagini della Bosnia, senza bambini che
piangono però! Mi piace molto, è vero, la provocazione della
RAF, Badermainhoff e compagnia, sono un loro fan e non lo nego ma da qui ad
etichettarmi ce ne vuole. Mi piacciono i provocatori nati, non voglio fare
spettacolo intorno ai drammi dell'umanità, è questo che vorrei
la gente capisse. E' una cosa che abbiamo sempre fatto, anche con cineprese
amatoriali e trasmettendo cose inedite, come cariche della polizia, scontri...
Avresti voluto che ti fosse chiesto qualcosa che non
ti ho chiesto?
No, non ci hai risparmiato niente, davvero...
Davide Morgera